Rientrati da Orano, Algeria, dove si è svolta l’edizione numero 19 dei Giochi del Mediterraneo, la Nazionale sammarinese delle bocce ha portato a casa 4 delle 6 medaglie ottenute dalla delegazione di San Marino. Abbiamo incontrato i medagliati direttamente sul loro campo di allenamento, e naturalmente il loro coach Marco Cesini.
Marco come nasce la tua passione per le bocce? Sappiamo che un tempo tu eri un calciatore…
“Fino a 18 anni giocavo a calcio e mi piaceva molto. Poi ho avuto problemi alla caviglia, a suo tempo il dottore mi disse che che era da operare e io avevo paura. Mio padre giocava a bocce e ho preferito, tra virgolette, deviare verso le bocce. Ma non mi pento assolutamente, in tanti anni sono arrivate delusioni e soddisfazioni. E’ stata quasi una piccola fortuna”
Che esperienza è stata dal punto di vista tecnico e dell’atmosfera quella dei Giochi del Mediterraneo?
“A livello di atmosfera è stata una cosa bellissima. Lo sport bocce si è sentito al pari di tanti altri sport conclamati, ci siamo sentiti importanti. E questo ci ha stimolato tantissimo per cercare di dare il meglio di noi stessi e ottenere buoni risultati. Che sono stati soddisfacenti, i ragazzi sanno che io difficilmente mi accontento. So già dove dovremo lavorare per migliorarci ancora, perché il sedersi non fa parte del mio vocabolario. Ci sono molte cose da sistemare e dobbiamo fare ancora tanto, ma sto lavorando con un gruppo di ragazzi eccezionale”
A un giovane che vorrebbe avvicinarsi al mondo delle bocce, tu cosa consigli?
“Potrei dire ai ragazzi che guardano la mia intervista che il nostro è uno sport dove serve molta pazienza e dove nulla arriva per caso. Se parliamo di bocce sembra che sia uno sport per gente non giovane ma posso dire tranquillamente il contrario, vivendolo sulla mia pelle. Posso dire che la gioventù fa la differenza. Ai ragazzi dico di provarci, perché trovate un ambiente sano e brave persone. Tutti vanno sul calcio o sulla pallavolo ma qui veramente c’è bisogno di forza lavoro, abbiamo la necessità di costruire un gruppo di giovani e giovanissimi che possa darci una mano. Vestire la maglia della nazionale in qualsiasi sport lo si faccia è una cosa direi eccezionale”
Che tipo di allenatore sei con i ragazzi?
“La mia metodologia è di essere un padre con i più giovani e di un amico per Anna Maria Ciucci. Voglio il confronto, sia quando ci sono problemi che quando le cose vanno bene. Io non sto su un piedistallo, voglio stare sul loro livello perché è la strada giusta per lavorare insieme e bene”