Negli Stati Uniti continua lo scontro aperto tra la Corte Suprema e il governo del Presidente Joe Biden, recentemente impegnato nel G7 di Elmau e nel vertice NATO di Madrid, nel quale è stato formalizzato l’invito di Finlandia e Svezia a entrare a far parte dell’organizzazione.
Dopo la decisione sull’aborto, la Corte Suprema, nella giornata di giovedì 30 giugno, ha emesso una sentenza che contrasta le politiche ambientali dell’amministrazione democratica del Paese a stelle e strisce. Nello specifico, con una votazione di 6 a 3, la cui maggioranza è stata espressa dai giudici repubblicani, la Corte ha messo un limite all’azione dell’EPA (Environmental Protection Agency), l’ente governativo che si occupa di questioni ambientali e sulla regolamentazione delle emissioni nocive dei singoli Stati, evidenziando come tali argomenti debbano essere a discrezione di quest’ultimi.
La decisione è conseguente alla richiesta da parte dei Governatori repubblicani e delle aziende energetiche a fonte fossile di rivedere le indicazioni e i poteri dell’EPA sulle centrali elettriche, circostanza che dovrebbe essere messa al vaglio del Congresso.
D’altra parte l’agenzia ambientale ha fatto sapere di poter disporre di strumenti per aggirare il divieto, al fine di imporre una riduzione delle sostanze contaminanti, anche se non in modo diretto.
Sembra quindi naufragare, o almeno rallentare, l’obiettivo del Presidente Biden di azzerare le emissioni nocive entro il 2050, anche se molte aziende nel recente passato abbiano già intrapreso la strada per la transizione energetica.
Si attendono nuovi sviluppi.