UE: la candidatura dell’Ucraina e il problema dell’unanimità

Il Consiglio Europeo, riunitosi ieri A Bruxelles per discutere anche sulle misure da intraprendere per la questione legata alle forniture del gas, ha confermato la concessione all’Ucraina dello status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea. Insieme alla Nazione teatro del conflitto in corso con la Russia, anche la Moldavia. Più complicata invece la situazione della Georgia.

La decisione di intraprendere l’iter di ingresso nella UE di questi due Paesi ha lasciato soddisfatti i leader europei, prima tra tutti la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha definito questo momento “un segnale di speranza”.

Umori contrapposti per i governanti dei Paesi balcanici, soprattutto Albania e Macedonia del Nord, che non hanno accolto favorevolmente la notizia, sottolineando come ormai da decenni stiano attendendo la definitiva entrata in Unione Europea, sempre bloccata dal veto di altri membri, in particolare la Bulgaria nei confronti della Macedonia del Nord. Anche Serbia, Montenegro e Bosnia Erzegovina sono ancora alla finestra, con la UE che non si è espressa in modo chiaro.

Ed è proprio l’unanimità all’interno del Consiglio un altro tema molto dibattuto in queste settimane. Ad aprire la riflessione il veto dell’Ungheria sulle sanzioni alla Russia riguardanti l’embargo del petrolio di qualche settimana fa, argomento che ha ripreso quota dopo l’impedimento bulgaro per la Macedonia del Nord.

L’obiettivo sarebbe quello di superare il concetto di unanimità sostituendolo con il voto di maggioranza ma, anche in questo caso, dovremmo attendere molto tempo per una soluzione definitiva.

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