Strage Bataclan: “pena di morte sociale” per Salah Abdeslam

Si è concluso nella giornata di ieri il processo sugli attenti terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, durante il quale dei gruppi jihadisti presero d’assalto la Capitale francese in diversi punti della città, con l’episodio più grave verificatosi nel teatro Bataclan durante un concerto rock. L’esplosione portò alla morte di 90 persone tra cui la ricercatrice universitaria italiana Valeria Solesin, per un totale di 130 vittime e 350 feriti in quel tragico giorno.

Iniziato il 6 settembre scorso in un’aula bunker appositamente costruita per l’occasione, il processo ha visto sul banco degli imputati 14 terroristi sui 20 individuati, con i restanti 6 giudicati in contumacia, di cui 5 sembrerebbero essere morti in Iraq e Siria.

Dopo 140 udienze è arrivata la condanna dell’unico superstite del Bataclan, vale a dire Salah Abdeslam che ha visto infliggersi la pena più pesante presente nell’ordinamento transalpino: ergastolo senza possibilità di riduzioni né di sconti di pena, che nel Paese viene comunemente chiamato “pena di morte sociale”, provvedimento che ad oggi ha riguardato solo 4 imputati nella storia francese. Dal canto suo, Abdeslam, durante tutto il processo, ha sempre dichiarato di non aver ucciso nessuno.

Condannato anche uno degli attentatori delle stragi di Bruxelles del marzo 2016, Mohamed Abrini, il quale avrebbe dovuto prendere parte agli attacchi di Parigi, con una pena di 22 anni di reclusione in regime di massima sicurezza.

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