Il confine nord tra Kosovo e Serbia sta vivendo ore di tensione dopo la decisione del governo di Pristina di chiudere due valichi di confine a seguito del blocco stradale attuato dai manifestanti kosovari di etnia serba.
Un’azione portata avanti come risposta alle intenzioni del Kosovo di varare una legge che vietasse l’uso di documenti di identità e targhe serbe nella regione settentrionale a maggioranza serba, che sarebbe entrata in vigore nella giornata di ieri, 31 luglio.
Sul territorio il clima è agitato con allarmi e con le chiese che hanno suonato le campane. Alcuni testimoni dicono di aver avvertito degli spari e notato dei movimenti di truppe al confine tra i due Paesi.
Al riguardo è intervenuto il Presidente serbo Vucic che ha sottolineato come la popolazione serba in Kosovo non è più disposta a tollerare altre discriminazioni da parte del Governo kosovaro, evidenziando che sulla questione non sarebbe disposto a fare passi indietro.
La Russia ha chiesto al Kosovo, ma anche agli USA e alla Unione Europea di rispettare i diritti dei serbi, mentre l’Alto rappresentante della politica estera UE, Josep Borrell, auspica l’eliminazione dei blocchi stradali e una risoluzione pacifica della situazione.
Nel frattempo, il premier kosovaro Albin Kurti ha preso la decisione di rimandare l’attuazione della legge in questione al primo settembre prossimo.
Si attendono sviluppi.