Nei due anni di pandemia da Covid19 che ha coinvolto l’intero Pianeta, la Corea del Nord ha sempre minimizzato il problema, sottolineando che nel paese del Leader Supremo Kim Jong Un la malattia non si fosse propagata come accaduto invece nel resto del Mondo.
Solo nel maggio appena trascorso il Paese dell’Estremo Oriente ha ammesso la diffusione del virus con i contagi complessivi che si aggirano intorno ai 4,7 milioni su 26 milioni di abitanti totali, e 73 vittime classificate come morte per “febbre”. Dati che comunque vanno presi per le pinze vista la ben nota chiusura della Corea del Nord nei confronti dell’estero.
Negli ultimi giorni, l’agenzia di stampa statale, la KCNA ha diffuso una strana e poco credibile teoria del governo centrale sui motivi della diffusione del Covid nel territorio nordcoreano. Secondo Kim, infatti, a portare il virus sarebbero stati dei palloncini lanciati dalla Corea del Sud, mezzi attraverso i quali gli attivisti e coloro che sono scappati dalla Corea del Nord solitamente mandano messaggi contro il regime di Kim nella zona demilitarizzata al confine tra i due Paesi.
In aggiunta, i funzionari del Governo hanno allarmato la popolazione di “gestire con attenzione oggetti estranei che vengono sospinti dal vento e da altri agenti atmosferici e palloncini”.
La tesi non sembrerebbe avere delle basi scientifiche, come evidenziato dalla Corea del Sud, che ha respinto le accuse, sottolineando come, sebbene sia possibile infettarsi toccando le superfici, è alquanto improbabile farlo attraverso i palloncini, senza contare che i primi contagi in Corea del Nord siano avvenuti ad inizio aprile mentre il lancio di quest’ultimi da parte degli attivisti risalirebbe ad alcune settimane dopo e, secondo loro dichiarazioni, contenevano materiali umanitari oltre a messaggi contro il Leader Supremo.
Nel frattempo, continua la linea di Kim sulla gestione della pandemia, con il rifiuto di aiuti umanitari e vaccini da parte degli altri Paesi.