Mentre era impegnato nel G7 terminato ieri in Baviera, con l’obiettivo di arginare l’impennata dei prezzi delle materie prime, su tutte petrolio e gas, con Draghi che ha ottenuto un accordo per strutturare un price cap, i pensieri di Boris Johnson sono rivolti anche alla Scozia, con la primo ministro Nicola Strugeon che ha annunciato che il suo Governo intende promuovere un nuovo referendum per l’indipendenza del Paese con capitale Edimburgo.
Durante un discorso al Parlamento, la Sturgeon ha dichiarato di voler fare un secondo tentativo, dopo il primo referendum del 2014, nel quale vinse il no con il 55,3%, nell’ottobre del 2023, per rendere la Scozia indipendente dal Regno Unito, come precedentemente promesso nel 2021 al momento della sua rielezione.
La prima ministra ha fatto leva su uno studio governativo diffuso qualche settimana fa in cui venivano evidenziati i vantaggi economici e sociali di staccarsi da UK, aggiungendo anche come lo scenario in termini di sentiment popolare sia completamente cambiato rispetto al 2014 con l’avvento della Brexit e l’uscita dall’Unione Europea. In quel caso, in Scozia si votò per il “remain” con una percentuale del 62%.
Resta da risolvere il nodo sul consenso di Londra, con BoJo e i conservatori ovviamente contrari al secondo referendum. Secondo la legge, infatti, è necessaria l’approvazione ma la Sturgeon potrebbe attivare la la clausola prevista all’interno dello Scotland Act del 1998, la stessa usata nel referendum del 2014, che comporterebbe la decisione da parte della Corte Suprema del Regno Unito in caso di rifiuto da parte del Governo.
Sull’ipotesi secondo referendum, lapidario Boris Johnson: “Non è il momento”.