Il settore dei trasporti aerei continua a far registrare disagi e caos presso i principali scali europei e statunitensi, una circostanza che si era palesata anche nelle scorse settimane e che, negli ultimi giorni, sta vivendo il suo apice in negativo con disservizi, voli annullati e molti viaggiatori alle prese con una situazione quasi al collasso.
Dietro questa crisi, oltre al caro carburante relativo all’innalzamento dei prezzi del petrolio conseguente al perdurare della guerra in Ucraina, la scarsità di personale di bordo e di terra, dopo i grandi licenziamenti del periodo pandemico, e il susseguirsi degli scioperi con i lavoratori del comparto che chiedono a gran voce salari più adeguati rispetto agli attuali. Infine anche il risalire dei contagi da Covid che sta riducendo al minimo la disponibilità degli equipaggi.
Per quanto riguarda il Vecchio Continente, aumenta il numero dei voli cancellati, con la tedesca Lufthansa che ha annunciato lo stop di 2200 tratte interne alla UE, mentre negli Stati Uniti sono stati sospesi oltre 1000 trasporti aerei in aggiunta ai 12 mila ritardi fatti registrare nello scorso weekend.
La situazione più critica riguarda però le compagnie low cost, su tutte Ryan Air e EasyJet, che stanno affrontando la minaccia di altri scioperi per una durata variabile tra i nove e i dodici giorni, con il blocco quasi totale dell’operatività di alcuni aeroporti come quello di Madrid e Barcellona.
La situazione in Italia sembra ancora nella fase preallarme, grazie anche allo stanziamento di 800 milioni sotto forma di aiuti, ma potrebbe esplodere da un momento all’altro, come sottolineato dal’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, che ha dichiarato di non aver potere sulle low cost, che rappresentano la maggioranza dei voli che partono da e per la Penisola, e che quindi ha un margine di intervento molto ridotto.