La Repubblica di San Marino, il cui centro storico e il Monte Titano sono dal 2008 patrimonio dell’Unesco, ha una storia antichissima che la rende la Repubblica più antica al mondo tra quelle esistenti. Secondo la tradizione, infatti, la sua origine parte dal 3 settembre 301 dopo Cristo, fondata da uno scalpellino di nome Marino, poi divenuto Santo, che per sfuggire dalle persecuzioni dell’Impero Romano, si stabilì sul Monte Titano.
Indice argomenti
Chi era San Marino
San Marino era un tagliapietre di origini dalmate, nato a Loparo, attuale Croazia, nel 275 dopo Cristo. Trasferitosi nel terzo secolo in Italia per scappare dalla persecuzione dei cristiani da parte di Diocleziano, iniziò a lavorare come estrattore di rocce che sarebbero servite a costruire le mura di Rimini, insieme al suo compagno di viaggio San Leo, rimanendo nell’attuale Romagna per oltre 12 anni, periodo durante il quale cominciò a diffondere la fede cristiana sul territorio, creando una piccola comunità sul monte più alto dei 7 della Repubblica, vale a dire il Titano, sul quale costruì una chiesa dedicata a San Pietro.
La Leggenda vuole che la proprietaria di quell’area, Donna Felicissima, dopo che suo figlio Verissimo aveva protestato per l’insediamento e paralizzato per volere di Dio, avesse chiesto perdono a Marino, convertendosi al cristianesimo e donando l’appezzamento al futuro Santo, che divenne diacono per volere di Gaudenzio, vescovo di Rimini.
San Marino passò il resto della vita nell’attuale Repubblica, fino al giorno della sua morte datata 3 settembre 366 d.C. all’età di 90 anni. Questa data oggi è associata alla Festa del Santo e a San Marino è festa nazionale.
Prima di morire San Marino avrebbe detto agli abitanti una frase iconica in latino che rappresenta pienamente lo spirito indipendente dell’omonima Repubblica: “Relinquo vos liberos ab utroque homine” che tradotta in italiano significa “Vi lascio liberi da entrambi gli uomini”, vale a dire l’Imperatore di Roma e il Papa, capo dello Stato Pontificio.
San Marino nel Medioevo e nell’Età Moderna
Dall’anno 1000 fino al 1243, San Marino si reggeva sull’autogoverno formato dall’Arengo, una sorta di forma oligarchica composta dai capifamiglia. Nel 1243, venne introdotta la figura dei Capitani Reggenti, a causa dell’aumento della popolazione e della difficoltà di gestione, e in seguito il Consiglio Grande e Generale, l’attuale parlamento monocamerale della Repubblica. A partire dal 1500 la sua Indipendenza fu messa a repentaglio da tre episodi in particolare: il primo datato 1503 da parte di Cesare Borgia, il secondo nel 1739 con il tentativo di annessione da parte dello Stato Pontificio e l’ultimo, più recente sul finale della Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti e la Repubblica Sociale Italiana la occuparano nel 1944.
Tra i personaggi famosi della storia che hanno avuto legami con San Marino, troviamo Napoleone Bonaparte che riconobbe l’Indipendenza, offrendogli anche lo sbocco sul mare, poi rifiutata dal Reggente Onofri, così come Giuseppe Garibaldi che durante il periodo dell’unità d’Italia si rifugiò sul Monte Titano mentre cercava di raggiungere Venezia.
Durante il periodo del Ventennio, anche a San Marino si instaurò un governo di stampo fascista con le elezioni del 1923 che videro la vittoria e la salita al governo del Partito Fascista Sammarinese, che negli anni a venire sciolse il Consiglio Grande e Generale e si macchiò di crimini contro gli oppositori. Malgrado ciò, la Repubblica rimase neutrale durante il secondo conflitto mondiale, e si occupò di soccorrere gli sfollati dei territori circostanti la Linea Gotica. Il partito fascista si sciolse poi a seguito di una manifestazione nel luglio del 1943 e le nuove elezioni. Anche i nazisti e i repubblichini abbandonarono il territorio dopo l’arrivo delle truppe inglesi che rimasero a San Marino per circa due mesi. Prima, nel 1944, furono proprio gli Alleati a bombardare la Repubblica con oltre 250 bombe che portarono alla morte di 63 persone. Tale atto fu conseguente a informazioni sbagliate circa il controllo da parte dei tedeschi sul territorio.
I fatti di Rovereta
Un episodio che rientra tra i più importanti della storia recente di San Marino, riguarda quello che viene ricordato come i “Fatti di Rovereta”, datati 1957. Nel periodo del dopoguerra salì al potere una coalizione composta dal partito comunista e quello socialista e governò per lunghi anni, in un periodo in cui le questioni legate alla Guerra Fredda, portarono il governo democristiano italiano a vedere di cattivo occhio la politica sammarinese, troppo vicina all’Unione Sovietica. Dopo alcuni problemi all’interno del partito socialista, alcuni dissidenti diedero vita a un nuovo partito socialista indipendente che si alleò con i democristiani sammarinesi, creando uno stallo nel Consiglio Grande e Generale. In seguito alla elezione di Attilio Giannini, indipendente del PCS, e al suo abbandono dalla coalizione governativa, si creò una maggioranza all’interno del Consiglio ridotta al minimo, spingendo i 34 membri appartenenti al Partito Comunista e a quello Socialista a presentare le dimissioni. Un situazione che spinse i Reggenti a sciogliere il Consiglio per indire nuove elezioni, e contestualmente prorogare la loro carica di capi di Stato.
I 31 consiglieri della nuova maggioranza interpretarono tale atto come un tentativo di colpo di stato e in un clima di tensione crescente, il 30 settembre 1957, occuparono uno stabilimento industriale nella frazione di Rovereta, proclamando un governo provvisorio che trovò l’appoggio dell’Italia attraverso il supporto da parte dei carabinieri. La crisi terminò l’11 ottobre quando i Reggenti riconobbero il governo provvisorio che il 14 ottobre prese il potere insediandosi a Palazzo Pubblico.