Si sgonfia l’inchiesta “Cheope” della Procura della Repubblica di Rimini su una presunta rete di vendita piramidale di integratori (attività illegale in Italia) che aveva coinvolto alcuni dirigenti apicali de La Vi Italia.
Il Tribunale del Riesame ha restituito ai 13 indagati 7.3 milioni di euro in beni mobili, immobili, titoli e contanti sequestrati oltre un mese fa dalla Guardia di finanza di Rimini, sconfessando – di fatto – l’intero castello accusatorio.
Le motivazioni della decisione del Tribunale del Riesame non sono ancora state rese note, la restituzione dei beni indica però che il provvedimento è stato, per il momento, bocciato.
Ad essere colpito con il sequestro più significativo, oltre 2.2 milioni di euro, era stato Fabio Bollini, il “guru” del progetto, che si era visto mettere i sigilli a due abitazioni, altrettanti garage a Pesaro e sei terreni nel Viterbese.
Per gli altri componenti le somme sequestrate andavano da poco più di 200.000 fino a più di 800.000 euro nel riminese. I provvedimenti avevano colpito due cittadini sammarinesi, i più stretti collaboratori di Bollini, altrettanti riminesi, un riccionese, tre pesaresi, un cesenate, un residente a Savignano, un foggiano e un cittadino di Cesenatico.
La Vi Italia – finita sotto inchiesta per un presunto debito di Iva mai versato nelle casse dell’erario – due anni fa era stata al centro di un servizio di Striscia la Notizia dove alcuni ex collaboratori avevano spiegato i meccanismi della rete di vendita, denunciando in particolare la modalità dell’investimento per iniziare la scalata al successo. Secondo la Finanza nella rete della società sarebbero finite oltre 10.000 persone.