Una quarantanovenne cittadina della Repubblica di San Marino, potrà adottare la neomaggiorenne ravennate figlia dell’uomo che ha sposato quattro anni fa.
Così ha deciso la corte d’appello di Bologna ribaltando la sentenza con cui il 15 marzo dell’anno scorso il tribunale di Ravenna aveva invece negato tale possibilità applicando il diritto dello Stato di San Marino, cioè quello della nazione dell’adottante.
Due i punti chiave inquadrati dai giudici bolognesi a partire da una considerazione sul legame familiare: quando la sua esistenza è provata, “lo Stato deve in linea di principio agire in modo tale da permettere al legame di svilupparsi”. E invece “questa interpretazione non è avvenuta nel diritto comune sammarinese” dato che “l’adozione di un maggiorenne rimane un istituto finalizzato a costituire un erede” per chi non abbia discendenti. Una sorta di continuità della casata e del patrimonio insomma. Non solo: esiste per i giudici anche una possibile discriminazione legata a una legge, la 141975, introdotta da San Marino per dare “rilievo e riconoscimento giuridico a nuovi rapporti sociali che il mondo moderno conosce”.