“Giada e Simone, illuminateci da lassù”: il commovente addio di un docente

Il prof. Ferdinando Gasperoni tributa l’ultimo saluto a Giada e Simone, i due giovanissimi sammarinesi morti dopo un incidente a Viserba.

PER SIMONE E GIADA
Carissimo Simone e carissima Giada,
sono rimasto senza parole ed è una condizione inusuale per me, uno di quegli insegnanti chiacchieroni abituati, con le parole, a lavorare e, troppo spesso, ad “ingolfare” le vostre brillanti menti di giovani studenti.
Simone e Giada, vi ho pensato tanto in questi giorni, e pur riconoscendo che il mio pensiero avrebbe difficilmente trovato un vestito adeguato in forma di testo, ho provato comunque a scrivere qualcosa per voi.

Carissimo Simone, ho avuto il privilegio di essere tuo insegnante e ti ricorderò sempre come uno studente sorprendentemente brillante e piacevolmente arguto. Grazie per i tuoi frequenti interventi, sempre funzionali ad arricchire le nostre lezioni in classe. Ti ricorderò anche come una persona speciale e dotata di una sensibilità fuori dal comune, particolarmente stimolata dalle materie letterarie che ho avuto la fortuna di poterti insegnare.

Ricordo che più di una volta, durante e dopo le lezioni, siamo finiti a parlare di tennis. Sì, da Ariosto al tennis, uno sport che come altri, o più di altri, è metafora della vita e dei tanti temi profondi di cui ci parlano gli autori della letteratura. Il tennis, come la vita, è un insieme di attimi, di momenti unici e irripetibili. La partita si gioca, in gran parte, nella testa e nel cuore del tennista e la vittoria si può decidere in pochi punti importanti, attimi in cui fanno la differenza millimetri nell’impatto sulle corde della racchetta o sulle righe del campo. Una pallina che sfiora il nastro e che cade aldilà o aldiquà della rete.

È fatto di attimi il tennis, come la nostra vita. Attimi negativi, dolorosi, sfortunati e avvilenti che dovremmo riuscire più o meno a cancellare. Attimi positivi, esaltanti, fortunati e vincenti che dovremmo riuscire a tenerci ben stretti.
Se però la nostra prospettiva della vita si fermasse solo all’attimo, se la vita fosse solo una questione di attimi, quel che mi rimarrebbe oggi sarebbe solo una grande sensazione di vuoto e sgomento. E allora sento, umanamente, il bisogno di allargare la mia prospettiva, perché la morte non può e non deve avere l’ultima parola.

L’attimo, l’istante che ci ha privato di voi, Simone e Giada, deve essere annientato dall’orizzonte dell’ETERNO, quell’eterno a cui ora appartenete e che vi rende infinitamente più potenti e sapienti di noi che siamo rimasti quaggiù.
Ora più che mai convinto, da insegnante, che nella nostra stra-ordinaria professione si possa imparare ogni giorno da voi studenti, io vi prego Simone e Giada: insegnatemi che cos’è quell’eterno a cui ora voi appartenete, ditemi che cos’è quell’infinita serie di attimi, punti, istanti, momenti che vi ha abbracciato.

Spiegatelo a me, ai vostri genitori, ai vostri compagni di classe, ai vostri amici e a tutte le persone che vi hanno amato e che continueranno, quaggiù, a portarvi nel cuore. Ispirateci da lassù, diteci come si gioca la partita dell’eterno, quella in cui ogni essere umano può e deve sconfiggere la morte.

Vi prego, Simone e Giada, insegnatemi questa lezione e fatelo con parole semplici, perché ora più che mai mi sento come uno studente che ha tutto da imparare e che dell’eterno, finora, ha intravisto qualcosa solo nello sguardo celeste del suo figlio di 20 mesi. Vi prego, Simone e Giada, aiutatemi, aiutateci a capire e a dare un senso a quell’attimo maledetto che vi ha portato via da noi”.

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