Aborto – Le proposte “contro” dell’Associazione Uno di Noi

Associazione Uno di Noi è nata nel maggio 2022 e ha avviato ufficialmente le proprie attività culturali ed istituzionali dopo avere ricevuto il riconoscimento giuridico ed aver completato la fase iniziale di organizzazione interna.

L’Associazione Uno di Noi nei giorni scorsi ha incontrato una serie di gruppi consiliari e l’Unione Donne Sammarinesi per illustrare la propria posizione sul progetto di legge di recepimento del quesito referendario sull’interruzione volontaria di gravidanza, e per evidenziare con forza e chiarezza la propria presenza pubblica.

Per tale scopo – afferma il Presidente Chiara Benedettini – nel ribadire che l’unica legge giusta sull’aborto è necessariamente quella che lo vieta, abbiamo redatto una serie di emendamenti al progetto presentato dal governo che riteniamo possano colmare le numerose zone d’ombra del provvedimento. Non intendiamo sovvertire l’esito della consultazione referendaria ma, come rilevato anche nel dibattito consiliare, ci sono numerosi aspetti non affrontati nello scarno progetto di legge avviato all’iter consiliare che invece necessitano di approfondimento e chiarificazione”.

Tra le proposte presentate “la necessità di prevedere sicuramente un termine massimo oltre il quale l’interruzione volontaria di gravidanza non può essere praticata, se non per il caso di imminente pericolo per la vita della donna; la regolamentazione dell’aborto delle minorenni e delle interdette; il diritto all’obiezione di coscienza del personale ISS; il divieto di commercializzazione di gameti, embrioni ed altri tessuti derivanti dall’IVG, per impedire che gli interessi privati influenzino la pratica dell’aborto a San Marino e che soggetti privati lucrino su una pratica che determina sofferenza; il divieto di aborto selettivo basato sul sesso del nascituro e il rifiuto dell’aborto come metodo contraccettivo”.

“È necessario – scrive l’associazione – garantire alla donna una scelta libera e ponderata, non solo rendendola edotta dei rischi, fisici e psicologici, che comporta l’interruzione di gravidanza, ma prevedendo un percorso nel quale le venga rappresentata la realtà dell’atto che chiede venga eseguito e le alternative concrete che le permetterebbero di far nascere suo figlio, inclusa, quella, altrettanto irreversibile ma aperta alla vita, del parto in anonimato.

In questo percorso, con le cautele ed eccezioni opportune, rientra anche il diritto del padre del nascituro ad esser messo al corrente della richiesta di IVG”.

“Alcune obiezioni – si legge ancora nella nota – mosse al progetto di legge anche da chi ha sostenuto durante la campagna referendaria le ragioni del sì, seppur in parte condivisibili sono però collocate all’interno di un contesto e sistema non accettabile, come quello che porta ad affermare l’aborto come diritto e autodeterminazione della donna. Al contrario l’Associazione Uno di Noi non si stancherà mai di sostenere che sia diritto di ogni bambino concepito venire al mondo e che l’aborto non possa mai essere la soluzione di un problema”.

“Ogni donna – conclude la nota – ha diritto di essere sostenuta e accolta da tutta la collettività e le istituzioni devono fare la loro parte, fornendo gli aiuti necessari per garantirle il diritto ad una gravidanza serena”.
L’auspicio dell’Associazione Uno di Noi è che “la politica affronti responsabilmente un tema eticamente sensibile con un percorso specifico ed adeguato alle peculiarità della nostra comunità, tenendo conto delle più moderne spinte, sul piano socio-politico, giuridico, scientifico e sanitario, a riconsiderare i presupposti di questa pratica”.

La “perla numero 2”

E siamo arrivati, come qualcuno l’ha simpaticamente definita, alla “perla n.2”, altre ne seguiranno fino a formare l’intera collana “per-la vita”, quale è la collana dei nostri emendamenti, seppur ahinoi riferiti ad una legge sull’aborto.

Il titolo già rivela qual è il principio a cui facevamo riferimento in chiusura della perla n.1, principio che il progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza riporta espressamente (vedasi art.1 comma 4) ma che rimane inattuato, un vuoto e demagogico enunciato, più volte contraddetto dalla disciplina contenuta nell’articolato seguente.

Noi, condividendolo appieno ed autenticamente, abbiamo provato a trarne le conseguenze proponendo due emendamenti integrativi:
– il primo, al comma 4, per prevedere che la donna possa ricorrere all’IVG entro le 12 settimane di gestazione, una volta soltanto, salvo ovviamente il caso in cui sia accertato un imminente
pericolo per la vita della madre;
– il secondo, con il nuovo comma 5, per vietare l’IVG quando emergano elementi per ritenere che la stessa sia stata chiesta con riferimento al sesso del nascituro.

Il primo emendamento può essere letto come “forte”, ce ne rendiamo conto, ma se ci pensate, di fronte ad una possibilità di abortire nelle prime dodici settimane riconosciuta in modo così assoluto, incondizionato, senza neppure la sforzo di addurre un qualche motivo, quale altro argine potrebbe esservi rispetto al rischio (concreto) che l’IVG venga percepita quasi fosse banalmente il “metodo anticoncezionale più tardivo”, da utilizzare cioè quando è trascorso anche il tempo di efficacia delle c.d. “pillole abortive”?

Il messaggio che si vuole dare non è che: “se lo fai una volta allora va bene, basta non andare oltre!” Ogni vita per noi, lo ripetiamo fino alla nausea, è unica ed irrepetibile e come tale ha un valore non negoziabile, ma è evidente che se una donna chiede durante il corso della sua vita, seppur nelle prime dodici settimane di gestazione, più di una interruzione volontaria di gravidanza, il rischio che l’interruzione di un altrui vita venga trattato con eccessiva leggerezza è tutt’altro che remoto.

Il secondo emendamento dovrebbe raccogliere largo consenso, tanto più da chi si erge a difensore delle donne, posto che, su scala globale, l’aborto è probabilmente la più diffusa (e sicuramente
precoce e cinica) forma di femminicidio. Nella nostra cultura, fortunatamente, il detto “auguri e figli maschi” è rimasto solo un lontano ricordo, ma purtroppo sappiamo tutti che in altre culture così non è, e spesso i genitori decidono di interrompere la gravidanza non appena conoscono di attendere una bambina. La norma è comunque scritta in modo paritario, per cui vale anche nel caso in cui, ad essere discriminati, fossero i maschi, magari sulla scia di un femminismo esasperato ed estremista.

Nella prossima perla tratteremo degli emendamenti di Uno di Noi volti a tutelare la donna, per una IVG che sia sì una sua scelta ma libera, informata e consapevole.

La “perla numero 3”

“La perla n. 3 della nostra collana di emendamenti riguarda un tema a noi molto caro, e si spera non solo a noi, considerato che, nell’impossibilità di garantire il diritto di vita al nascituro, qui si chiede di tutelare il diritto della donna ad una scelta che, per la sua portata, per i suoi rischi e per la sua irreversibilità, sia quanto meno libera, informata e consapevole.

LIBERA

Sappiamo bene tutti come, molto spesso, la donna venga indotta (se non addirittura costretta sotto minaccia o ricatto) ad abortire:

  1. a) dal partner, che non accetta di fare da padre a quel figlio, a volte perché frutto di un rapporto occasionale od extra-coniugale;
  2. b) dai genitori, che non ritengono la figlia ancora pronta per essere madre o non accettano che si leghi al padre di quel bambino, o semplicemente per evitare il giudizio della gente;
  3. c) dal datore di lavoro, che sottolinea, più o meno espressamente, le perdite di opportunità di carriera che quella gravidanza, se non interrotta, porterebbe con sé, o, semplicemente, previene il rischio di maternità mantenendo precario il rapporto di lavoro.

A fronte di tali rischi (concreti), abbiamo richiesto che al primo articolo venga inserito un nuovo ed apposito comma (il n. 6), così da consentire che, in tali casi, il medico si debba astenere dal dar corso ad un aborto, richiesto ma non voluto dalla madre.

INFORMATA

Per qualsiasi intervento, anche il più banale, il personale medico è tenuto a raccogliere dal paziente quello che viene spesso definito ‘il consenso informato’, che, il più delle volte, si traduce in una serie di firme apposte su moduli nemmeno letti, anche perché, per il tecnicismo dei termini utilizzati, essi sono comprensibili solo a pochi. Di qui la necessità, registrata dal personale medico più professionale e coscienzioso, di accompagnare la consegna dei moduli da più ampie spiegazioni verbali, su natura, rischi e tempi dell’intervento, calibrate sul tipo di paziente e supportate da immagini (referti di radiografie, ecografie, Tac ecc.).

Applicando questi stessi principi all’Ivg, noi abbiamo chiesto di integrare il terzo comma all’articolo 2 per prevedere che, alla donna richiedente, vengano illustrati dal medico ginecologo (non da qualunque operatore sanitario) anche i possibili effetti collaterali dell’intervento, sia fisici sia psicologici (ad oggi già ampiamente studiati e accertati dalla scienza medica).

CONSAPEVOLE

La scelta di interrompere irrevocabilmente la vita del proprio figlio richiede non soltanto informazione, ma anche consapevolezza, e questo non solo a protezione del nascituro (che da essere umano, innocente ed ignaro, viene condannato a morte), ma anche a protezione della stessa madre (che rischia di proseguire la sua vita sotto il peso dei rimorsi e sensi di colpa). Occorre quindi essere ragionevolmente certi che la donna abbia preso questa decisione dopo aver visto una ecografia, dopo aver avuto un incontro con una associazione di aiuto alla vita nascente, dopo essere stata messa al corrente degli aiuti, anche economici, alla maternità e della possibilità di ricorrere, anche in Italia, al parto in anonimato (lasciando così che il bimbo sia adottato alla nascita) e degli ulteriori percorsi di affido o adozione. Una scelta si può definire tale solo quando alla persona viene garantita adeguata informazione di tutte le alternative esistenti.

Di qui la richiesta di inserire un nuovo comma (il n .4) all’articolo 2, nel quale riaffiora la figura (completamente estranea al progetto di legge) del padre del nascituro, di cui vi ‘perleremo’ nella prossima uscita.

TO BE CONTINUED…”.

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